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C’è un Doc (Ross) in sala?

Tempo di lettura: 4 min.

#Marginalia ventotto

One man band significa non dover mai chiedere permesso, né scusa.
Non c’è bisogno di accordarsi con musicisti e collaboratori: si bada a se stessi, con tutti i pro e contro che comporta. Si sceglie, si fa, si disfa, si assumono responsabilità e meriti.
Al contempo si è un solista, un frontman e una band intera.
Vi pare poco?
Ci vuole un vero Dottor (Ross) per far fronte a tutto questo come si deve!

“I’m kind of like the little boy from the West; I’m different from the rest.”

Doctor Ross the Harmonica Boss

Armonicista, chitarrista, batterista. Un mix già sorprendente per un “normale” polistrumentista, reso ancora più prodigioso se concepito in un unico momento musicale: questo vuol dire essere un one man band.

Anche “solo” per questo Isaiah Ross avrebbe meritato l’appellativo di dottore… Tuttavia, curiosando tra le pagine degli storici del blues, i pareri riguardo il soprannome suonano contrastanti. Alcuni dicono dipenda dal suo amore per i libri di medicina, altri ipotizzano sia legato a competenze mediche acquisite sotto le armi, altri ancora azzardano che andasse in giro con una valigia da dottore durante i tour. A me piace pensare che la ragione sia da imputare al fatto che molti malesseri, specie quelli interiori, covano la prerogativa d’essere curati con le sue note.

Sapete, penso a quelle situazioni in cui qualcosa – dentro di noi – vorrebbe solo gridare: Ehi mondo, c’è un medico in sala? Ecco, per questo e per patemi d’animo affini, io mi affido al Doc. del blues… provare per credere!

Doctor Ross the Harmonica Boss
Negli anni ’30 Dr. Ross si esibisce con la Barber Parker Silver Kings Band, ma capisce ben presto che il suo sarà un destino da solista

Enfant prodige

Undicesimo ed ultimo figlio di una numerosa famiglia del Mississippi, Isaiah Ross nasce nella cittadina di Tunica nel 1925. A sei anni suona già l’armonica come un professionista e a nove si esibisce nelle chiese locali. L’amore per la chitarra non tarda ad arrivare… l’accompagnamento ritmico, poi, viene quasi da sé.

E le particolarità non si fermano di certo a questo quadro già strabiliante: Ross suona tutti gli strumenti al contrario! Beh, al contrario… alla mancina, per esser precisi, capovolgendo chitarra e armonica. Che poi la normalità non è altro che la dominante standard. Ma Dr. Ross è tutto tranne che standard.

Le frequenze della WROX e della KFFA trasmettono i suoi pezzi già dagli anni ’40. Poi la Sun e la Fortune Records hanno avuto l’onore di incidere molti degli intramontabili brani

Mississippi, Arkansas, Tennessee, Michigan

Nato nel cuore del Delta, solo la II guerra mondiale è stata in grado di sradicarlo davvero dalle sue origini. Chiamato alle armi nel 1943, ha militato nelle Filippine e nel Pacifico fino al 1947. Dopo il ritorno ha tentato per un breve periodo di stabilirsi in una fattoria, ma il richiamo del suo più grande amore – la musica – era troppo assordante per essere ignorato. Così appaiono Doc Ross & His Jump and Jive Boys, con sede ad Helena, in Arkansas.

Tra il 1950 ed il ’51, tuttavia, trascorre un altro biennio nell’esercito, che lo allontana – per poco stavolta – dalla sua innata e ormai palese vocazione. Infatti il trasferimento a Memphis (Tennessee) giunge quasi immediato. Questo è il periodo del contratto con la Sun. Mentre compare in diverse trasmissioni con i King Biscuit Boys e ne conduce una tutta sua per la WDIA, il sodalizio con la casa discografica termina nel 1954. Nello stesso anno, dopo il secondo matrimonio (1952), si trasferisce a Flint, Michigan.

Flint, Michigan – Ross, seconda moglie (sposata nel ’54) e pargoli

La voglia di metter su famiglia e la depressione derivata dall’ambiente malfamato di Memphis, tra omicidi e regolamenti di conti, hanno spinto Ross a scegliere l’approdo definitivo.

A Flint, nel ’58, fonda la sua record house indipendente, la DIR, continuando però a collaborare con la Fortune – a fasi alterne – fino al 1971.
La sua carriera, varia e longeva, non ha risparmiato neanche i palchi europei, calcati fino alla soglia degli 80s. Fino alla fine dei suoi giorni, nel maggio del 1993, il Dottore non ha mai smesso di esibirsi, portando in scena un solo show di qualità, definito dallo storico del blues Robert Palmer come il black sound più puro e meno corrotto di quella favolosa cerchia che al suo interno conta i grandi nomi di John Lee Hooker e Muddy Waters.

https://www.youtube.com/watch?v=bAaDEpaOOKw
“I may get better, but I’ll never get well.”

La musica, come la medicina, è una vocazione. Non si tratta di un mestiere come gli altri: è una vera e propria missione.
Esattamente come un dottore, un musicista detiene l’onere – e l’onore – di curare l’umanità. E non è un lavoro che si impara: è un sentimento, è un imperativo morale.
Affrontarlo con una band, come i più fanno, vuol dire dividere il compito della cura con dei compagni di viaggio. Farlo da soli, però, significa assumersi una responsabilità senza pari: è un azzardo, come tutte le cose migliori, ma che meraviglia riuscirci.

Baci velenosi ma curativi,
Vanì Venom

Vanì Venom

Vanì Venom è l’alter-ego, a metà tra il letterario e il rocker, di Vanina Pizii, una giovane professoressa di Lettere appassionata di musica anni ’40 ’50 e ’60 e di tutto ciò che concerne il lifestyle legato al mondo vintage: dischi, foto, abiti, libri, arredi, auto e chi più ne ha più ne metta!