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Calzini power

Tempo di lettura: 3 min.

Marginalia #uno

Dimmi che scarpe indossi e ti dirò chi sei.
Il proverbio non recitava esattamente queste parole, ma… fa niente!
Nel mondo delle subculture le scarpe sono un accessorio imprescindibile, che implica – spesso – un sentire comune, un’appartenenza.

Le generalizzazioni – si sa – celano sempre al loro interno le dovute eccezioni. Tuttavia alzi la mano chi non pensa agli skin o ai punk guardando un bel paio di anfibi bordeaux. E i mocassini? Affondano le loro radici nelle usanze degli Indiani d’America, ma dai 40s ai 60s andavano davvero forte. Così, oggi, li calzano tanto i mods quanto qualche rocker in tiro. Uuuh le creepers, che fanno impazzire teddy boy e psychobilly, nella variante animalier – s’intende. Per non scontentare le donne, poi, la lista delle (più o meno) seducenti calzature e della loro varietà nel corso dei decenni potrebbe divenire sterminata, inenarrabile forse.

Ma c’è una cosa – una soltanto – che mette tutti d’accordo, a prescindere dai BPM e dalla lunghezza delle basette: i calzini.

Era il lontano 1944 quando i calzini giocarono un ruolo di prima linea per le sorti del mondo. Avete capito bene: i calzini, in qualche maniera, hanno stravolto la storia del pianeta.
L’American Junior Red Cross – in un momento molto critico della seconda guerra mondiale – sforna la geniale idea di finanziare la nazione attraverso un’iniziativa strepitosa, destinata ad un futuro brillante e duraturo: i sock hop.

Sono bastati appena quattro anni e, dal 1948, queste riunioni di adoloscenti a base di musica popolare e danze sfrenate all’ultima ascella sudata, sono diventate una vera e propria mania negli States!

Palestre scolastiche, mense e caffetterie, con i loro pavimenti lucidi laccati, si sono tramutate in vere e proprie piste da ballo, gremite di ragazzi e ragazze… in calzini. Già, in calzini.
Avete presente le madri ossessionate dalla cura per il parquet che, da piccoli, vi costringevano a togliere le scarpe se avevano appena lavato a terra? Ecco, ripescate questo micro-trauma nei vostri ricordi infantili e applicatelo ad una selezione musicale in vinile fighissima. Quando andava bene c’era addirittura una band live ad allietare i piedi scalzi e le giovani orecchie degli adolescenti americani.

L’usanza, in brevissimo tempo, diventa talmente amata e diffusa che Danny and the Juniors gli dedicano un pezzo strepitoso!

Tra il 1957 ed il 1958 “At the hop” scala tutte le maggiori classifiche americane, piazzandosi sulla vetta assoluta nel gennaio ’58 e raggiungendo un numero di vendite incredibile!

Poi sono arrivate le scarpe da ginnastica, a guastare la festa. Nuovi materiali, nuove forme e nuovi design – figli del boom economico e di un’evoluzione irrefrenabile – hanno fatto declinare l’usanza di togliere le scarpe prima di entrare in pista. Quasi d’improvviso le calzature da palestra hanno conosciuto la loro alba e i calzini il loro tramonto, condannati ormai all’invisibilità.
Così i sock hop sono diventati “solo” gli hop e hanno spopolato un po’ ovunque, prima nel mondo britannico e poi hanno contagiato tutto il vecchio continente.

Me li immagino, i boys, a strofinare bene i piedi sotto la doccia e ad ossessionare le madri per rammendare gli immancabili buchi sull’alluce. Me le vedo, le girls, ad acquistare i merletti più belli per fare l’orlo ai calzini.

Mia nonna me lo ripeteva di continuo: “Mi raccomando, esci sempre con mutande e calzini belli!”
Sarà stata a qualche sock hop, sicuramente.


Più di un evento mondano, meglio di un’uscita a cena, oltre un semplice dj-set…i sock hop sono stati un rito di passaggio: l’ingresso nel magico e pericoloso mondo dell’incontro con l’altro sesso.
E forse era una bella metafora da insegnare ai giovani: ci si avvicina all’altro in punta di piedi, con rispetto, a tempo di musica.

Baci velenosi, Vanì Venom


Vanì Venom

Vanì Venom è l’alter-ego, a metà tra il letterario e il rocker, di Vanina Pizii, una giovane professoressa di Lettere appassionata di musica anni ’40 ’50 e ’60 e di tutto ciò che concerne il lifestyle legato al mondo vintage: dischi, foto, abiti, libri, arredi, auto e chi più ne ha più ne metta!

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