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Grazie, Porky!

Tempo di lettura: 3 min.

#Marginalia ventinove

Il primo secolo dopo Cristo sembra un’epoca talmente lontana che a pensarci gira quasi la testa. Eppure alcune verità pronunciate duemila anni orsono suonano ancora come indiscutibili: “Non è vero che abbiamo poco tempo, la verità è che ne sprechiamo molto”, ha detto Seneca.
Lo spazio di una vita alle volte sembra fugace quanto il battito d’ali di una farfalla… ma l’impronta di un’esistenza piena e ben spesa è in grado di condizionare miriadi di generazioni a venire, come aleggiasse sempre da qualche parte, senza perire mai.
Perciò, in nome di una vita che ha lasciato un solco indelebile nella storia, grazie Porky Chedwick!

Per la mamma (e per tutti), Porky

George Jacob Chedwick è un nome poco familiare ai più. Da quando la mamma lo ha rinominato Porky, da bambino, nessuno lo ha più chiamato col suo appellativo di battesimo.
Di origini lituane, classe 1918, Porky nasce nella cittadina di Homestead, Pennsylvania. Qui muove anche i primi passi nel mondo della comunicazione, prima giornalistica e poi radiofonica. Il soprannome lo identifica addirittura nel settimanale della scuola e nell’emittente locale per la quale – giovanissimo – conduce un intermezzo sportivo di soli 10 minuti in onda il sabato.

La WHOD radio, fondata nell’agosto del 1948, non ci ha messo granché a comprendere che le potenzialità del giovane di quartiere fossero sfruttate poco e male nel ruolo di commentatore sportivo. Così, quasi immediatamente, diventa il responsabile del montaggio di un ethnic music show, che surclassa ed elimina la precedente mansione, innescando la miccia di una bomba implacabile destinata a incendiare il mondo della radio: il Porky Chedwick’s masterful rhythm n blues and jazz show!

Quel momento in cui Porky Chedwick spiegò al mondo intero cosa significa essere un dj radiofonico!

“Race records”, solo pezzi orginali!

Quattro anni prima che il leggendario Alan Freed coniasse il termine “rock n roll”, Porky raduna una serie meravigliosa di “dischi polverosi” (li definiva proprio dusty discs) e fonda il format radiofonico più figo – concedetemelo – sulla faccia della terra. Da questo momento l’OLDIES BUT GOLDIES diventa un imperativo!

I’m not Spaniard. I’m not from Spain. I’m Pork the Tork and I’ll fry your brain.

E molte altre info pazzesche le trovate qui.

La black music degli albori, venata di rhythm n blues e gospel, è fin da subito il marchio di fabbrica dello show. Il budget è poco, pochissimo, ma la collezione personale di Porky e le donazioni spontanee di tante etichette progressiste, fanno sì che la Pennsylvania dell’ovest, per la prima volta in assoluto, senta forti e chiare le note dei movers and grovers di colore che Chedwick osannava (a giustissima ragione) come divinità. Le note originali, soprattutto. Porky, infatti, si è sempre rifiutato di trasmettere la versione “bianca” o la cover di qualsiasi traccia, diffondendo e valorizzando gli artisti di colore a tutto volume.

Grazie a Porky, artisti del calibro di Bo Diddley, Smokey Robinson, Little Anthony, Laverne Baker e molti altri che gravitavano nella scena di Pittsburgh, hanno ottenuto per la prima volta un compenso adeguato per i loro diritti discografici!

Any entertainer of my era who say they don’t know who Porky Chedwick is they’re damn lyin’! That’s the cat that palyed the records. I know.Bo Diddley

Grazie, grazie, grazie!

7000 volte grazie, Porky, 7000 come i socks hop in cui hai fatto ballare orde di giovani impazziti. 50000 volte grazie, Porky, 50000 come le persone accorse per la promo del film “Birdman of Alcatraz” (1961) di cui hai infiammato la premiere.
Te le sei proprio meritate due menzioni nella Rnr hall of fame, baby!

Lo slang, la potenza, le selezioni eccezionali… che mina!!!

Prima di Porky Chedwick il mondo non sapeva cosa volesse dire essere un dj radiofonico.
Dopo Porky Chedwick non ne ha mai avuto un altro così.

C’è una vita soltanto, ma se è ben spesa una è abbastanza.
Il tempo è prezioso, come i diritti di un sound micidiale che ha trovato giustizia e risonanza grazie ad un Uomo fantastico. E quanta strada deve fare un uomo per diventare un Uomo? Dipende. L’importante è che la faccia sempre con un’ottima colonna sonora, meglio se in versione originale.

Baci black velenosi,
Vanì Venom

Vanì Venom

Vanì Venom è l’alter-ego, a metà tra il letterario e il rocker, di Vanina Pizii, una giovane professoressa di Lettere appassionata di musica anni ’40 ’50 e ’60 e di tutto ciò che concerne il lifestyle legato al mondo vintage: dischi, foto, abiti, libri, arredi, auto e chi più ne ha più ne metta!