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Perché negli anni ’50 nacque una vera e propria cultura per lo spazio e l’atomo

Tempo di lettura: 4 min.

#Marginalia trentadue

Esorcizzare la paura attraverso la bellezza.
Alcuni periodi storici, più di altri, portano inciso a fuoco il marchio di un pericolo imminente. Il timore aleggia nell’aria come una spada di Damocle: sospesa e intangibile, ma presente.

La guerra fredda, in quest’ottica, ha il primato assoluto. Mentre due mondi politici opposti si scontravano a colpi di ideologie e minacce, un’altra frontiera da conquistare si apriva al di sopra di un cielo condiviso: lo spazio. Dunque come nacque, negli anni ’50, una vera e propria cultura per lo spazio e l’atomo?

Un fotogramma del film Destination moon (1950) diretto da Irving Pichel. Qui il trailer!

The Space Age

La guerra fredda assume questa denominazione perché è un conflitto diverso dagli altri: non si caratterizza, come i precedenti, per un insieme di scontri “caldi” e diretti sul campo di battaglia.

Le armi impiegate sono più sottili e subdole, ma ugualmente terribili: le idee e le intimidazioni.

USA e URSS, votate alla costituzione di un armamento atomico di portata mondiale, si sono fronteggiate per il controllo di un pianeta già sconvolto da due guerre mondiali, in cui serpeggiava la reciproca consapevolezza di un arsenale atomico sull’orlo del disastro.

Neppure la prospettiva velata di poter distruggere – potenzialmente – il genere umano attraverso una bomba atomica, però, era sufficiente per decretare la supremazia dell’uno o dell’altro schieramento politico.

La conquista dello spazio, invece, solcato solo nelle fantasie di scrittori e scienziati, sembrava (ed era) il “terreno” su cui la vera battaglia si sarebbe consumata.

Cinema, letteratura e musica hanno fatto il resto: nutrendo un immaginario vastissimo e meraviglioso, che ha trasformato la paura in bellezza… e, per questo, la Space Age è una delle declinazioni più interessanti dei 50s!

Dischi volanti e rock ‘n’ roll potentissimi: le vere bombe passavano in radio!

Le pellicole cinematografiche (qua trovate una top ten pazzesca), le note dei rockers e le pagine degli scrittori hanno dato alla Space Age una serie di connotazioni tipiche, in grado di generare un microcosmo fatto di alieni, pianeti sconosciuti e interpretazioni incredibilmente innovative di ogni aspetto artistico, non risparmiando neppure l’architettura.

Butch Paulson e The Motations – anno terrestre 1961

Un design atomico!

Dalla fine degli anni Quaranta fino ai Sessanta circa, il design viene infatti fortemente influenzato da riferimenti alla scienza nucleare e alla bomba atomica.

Alla fine della seconda guerra mondiale l’urbanizzazione di massa imponeva un ripensamento degli spazi abitativi.

Non solo per fronteggiare la necessità di ospitare un numero sempre crescente di persone all’interno delle città, ma anche e soprattutto per ridisegnare gli ambienti secondo la moda in continua evoluzione.

Dalla fine degli anni Quaranta fino ai Sessanta circa, il design viene infatti fortemente influenzato da riferimenti alla scienza nucleare e alla bomba atomica.

Alcuni complementi d’arredo – famosissimi i tavolini, le lampade e le immancabili carte da parati – si sono ispirati alla struttura dell’atomo stesso, rendendolo un motivo ricorrente (e bellissimo) all’interno delle case.

Anche le ambientazioni delle serie animate, The Jetsons su tutte, ricalcano le nuove e atomiche tendenza d’arredamento. Anno terrestre dichiarato: 2062

Alcuni ipotizzano che l’appropriazione visiva, quasi spensierata, dell’atomo negli oggetti domestici fosse un modo per domare le ansie sul potere distruttivo delle armi atomiche. 

Altri credono che questa tendenza riflettesse l’ottimismo che alcuni americani nutrivano nei confronti delle applicazioni in tempo di pace della scienza atomica, in particolare il suo potenziale ruolo nel sostituire il carbone e il petrolio come fonte di elettricità. 

Una interpretazione non esclude l’altra e, indipendentemente dalla motivazione precisa, l’emergere dell’iconografia nucleare all’interno delle abitazioni mostra che l’atomo, con tutte le sue potenziali applicazioni, era nella mente degli americani di tutti i giorni!

Il centro commerciale dei Jetsons, con il suo design inconfondibile

Non è “spaziale” tutto questo?

Che l’essere umano abbia in sé la capacità di metabolizzare il negativo rendendolo positivo significa che ogni tragedia, piccola o grande che sia, racchiude un principio di resiliente bellezza.

Vuol dire che tutto può essere interpretato e reinterpretato in una chiave diversa, in grado di porre in luce ciò che di buono resiste anche in mezzo al disastro.

Esistono fior fiore di studi scientifici interessantissimi sul suono dell’universo, sulla musica che – a detta degli esperti – potrebbe aleggiare nelle galassie.
Mi piace sognare che nell’immensità che si apre al di là del cielo si spanda una gigantesca “filodiffusione” con pezzi del genere a palla:

La cultura popolare (eccone un assaggio) ed il pensiero collettivo, fatto di film canzoni libri e arredi, hanno plasmato un periodo storico rendendolo stilisticamente atomico, spaziale… una bomba!

E “una bomba” dovrebbe far esplodere solo questo: qualcosa di bello.

Io voglio continuare a sperarlo, almeno.
Lo so, questo pianeta a volte non sembra il migliore dei mondi possibili… ma, per favore, abbiatene cura: è l’unico in cui esiste il rock ‘n’ roll!

Baci velenosi interstellari,
Vanì Venom

Vanì Venom

Vanì Venom è l’alter-ego, a metà tra il letterario e il rocker, di Vanina Pizii, una giovane professoressa di Lettere appassionata di musica anni ’40 ’50 e ’60 e di tutto ciò che concerne il lifestyle legato al mondo vintage: dischi, foto, abiti, libri, arredi, auto e chi più ne ha più ne metta!