Quella volta in cui un dentifricio scrisse la storia del rock’n’roll
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#Marginalia trentuno
Le storie si scrivono sui libri. Le storie d’amore si scrivono sui libri d’amore. Le storie d’amore ambientate nell’America degli anni ’50 si scrivono su The Book of Love.
Leggere è importante, quasi quanto ascoltare bella musica… siete fortunati, oggi potete adempiere entrambi i compiti in un colpo solo!
Malati d’amore per il rock ‘n’ roll
Tutte le storie d’amore che si rispettino nascono con un innamoramento: l’infatuazione prende le viscere, le sconquassa, causando sudori freddi ed istinti bollenti. Così, similmente ad un morbo, il sentimento s’annida tra il cuore e gli organi sessuali, rendendo l’innamorato completamente dipendente dal suo oggetto del desiderio.
Alcuni amori sono destinati a perdersi, ardendo per poco come fuochi di paglia, altre passioni – invece e per fortuna – anziché subire l’influsso negativo degli anni, si consolidano con l’incedere delle decadi, diventando eterne ed imperiture.
Di questo secondo tipo d’amore, quelli come noi, si sono “ammalati” (chi prima chi dopo) nel momento in cui hanno incontrato per la prima volta il rock ‘n’ roll.
Una musica stilisticamente ineccepibile, con testi abbastanza semplici e prettamente incentrati sul motore del mondo: l’amore.
Perché il rnr non passa mai “di moda”? È facile: i 50s sono andati da un po’, ma i sentimenti umani sono sempre gli stessi, nel mondo di ieri e in quello di oggi.
Il rock ‘n’ roll è un toccasana per l’esistenza e, come tanti altri amori, vive di qualche bellissima contraddizione: l’estrema semplicità e la contemporanea complessità di una delle sue anime più autentiche, le armonie vocali.
Altro che monòtoni, i Monotones!
Le armonie vocali e quanto sono pazzesche, dicevamo poc’anzi.
Nel 1955, a Newark (New Jersey), Charles Patrick, Warren Davis, George Malone, Warren e John Ryanes e Frank Smith diventano i The Monotones. Tre anni dopo incidono un brano doo-wop tra i più belli e conosciuti in assoluto: The book of love.
Il sestetto aveva già rodato da qualche anno la sua potenza e compattezza esibendosi nella chiesa locale e apparendo in qualche TV-show, grazie al quale vincono un premio amatoriale che spinge i sei ad intraprendere la carriera musicale in maniera professionale. Tuttavia questa bomba di canzone – impressa nella memoria di molti per il motivetto super orecchiabile che la introduce – ha costituito la consacrazione ufficiale nel meraviglioso pantheon del rnr!
La band la registra allo studio Bell di New York e viene pubblicata dalla piccola etichetta Mascot, una sussidiaria della Hull Records. Ben presto la canzone finisce sotto la più ampia ala dell’Argo Records (a sua volta figlia minore della Chess di Chicago), per la distribuzione nazionale e, alla fine, scala le vette delle charts raggiungendo il numero 5 negli Stati Uniti.
Il gruppo era in tour quando il disco è entrato in classifica e sono passati mesi prima che avessero la possibilità di registrare di nuovo (per la discografia completa ed altre vicende interessanti, potete soddisfare qui la vostra curiosità).
Prima del brano… pubblicità!
Oggi siamo abituati alla pubblicità prima di ascoltare una canzone o tra un brano e l’altro, sulle varie piattaforme musicali come YouTube o Spotify.
Metaforicamente, i Monotones hanno fatto tesoro di qualcosa di simile, anzi hanno esagerato proprio: The book of love è nato grazie ad una pubblicità!
Anche gli spot – come innumerevoli altre cose – negli anni ’50 erano stupendi.
Le prime trasmissioni televisive avevano permesso, infatti, che la pubblicità entrasse direttamente nelle case dei potenziali consumatori per la prima volta. E ha fatto il suo ingresso così bene da dimostrare subito quale fosse l’effetto più efficace: stamparsi nella mente grazie a jingle riconoscibili e orecchiabilissimi.
Uno di questi, abbinato ad un marchio di dentifricio, ha colpito fortemente l’attenzione di Patrick, Davis e Malone che – un po’ per gioco un po’ ignorando le meravigliose conseguenze a breve innescate – lo hanno rimaneggiato fino a renderlo quel capolavoro che è The book of love!
Ma l’amore mio non muore
E così quel Libro dell’amore divenne un pilastro ineguagliabile nella storia del rock’n’roll.
Intanto, distante anni luce (o forse no), in Italia, gli anni ’80 si facevano spazio tra paillettes e colori sgargianti, ma quell’amore viscerale per il rnr, nostalgico ma mai “fuori moda”, colpiva dritto in petto l’immaginario di un giovane ragazzo piemontese di provincia.
Erano gli anni di American Graffiti e dei negozi di dischi ed un imberbe Houserockin’ Chris muoveva i suoi primi passi per diventare il meraviglioso disc jockey di quartiere che oggi è l’animatore di questa radio e il principale sponsor emotivo e contenutistico di questa rubrica.
The book of love è uno dei suoi pezzi preferiti, tanto che da un po’ – dopo anni che si cimenta nell’appassionato mestiere di collezionista e selezionatore – gli ha consacrato un’intera trasmissione. Io, oggi, consacro a lui un grande ringraziamento, di cuore.
C’è un film del 1913, diretto da Mario Cesarini, che si intitola “Ma l’amore mio non muore”. Ecco, non saprei descrivere il mio amore per il rnr meglio di così: un sentimento che non finisce mai, che si nutre di incontri e di scontri, venato di passioni e di conoscenze.
Alle volte anche un dentifricio può cambiare la vita, figurarsi la musica più bella del mondo. Leggete il libro dell’amore, mi raccomando, vi assicuro che è sempre in grado di stupire… io mi innamoro ogni sabato!
Baci velenosi e innamorati (del rnr),
Vanì Venom