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Un “gioco” da ragazzi

Tempo di lettura: 3 min.

#Marginalia dieci

Si può essere “troppo giovani” per tante cose. La patente, il matrimonio, la carriera, la barba… ma non si è mai troppo giovani per fare una rivoluzione.
E il kiddie sound è una grande rivoluzione. Il nome è piuttosto eloquente di per sé, ma se siete i soliti curiosoni che #marginalia ama, questo è – di nuovo – il posto giusto per voi!

La sentite l’amabile ma potentissima vocina di Little Butchie? Ecco, questo è il kiddie sound!

Come ogni rivoluzione che si rispetti, anche questa ha un iniziatore, un capostipite, un immancabile “padre” fondatore. Curioso, però, che “il padre fondatore” di questa figata che ha rivoluzionato il rnr sia un ragazzino, un bambino quasi.

Figlio di un cantante gospel e punta di diamante del coro della chiesa, il dodicenne di Harlem Franklin Joseph Lymon, probabilmente, non immaginava neppure nella più rosea delle sue fantasie di dare il via ad un nuovo trend nel mondo dei gruppi vocali. Ma il famoso discografico George Goldner prima e l’immenso dj Alan Freed poi – mestieranti già navigati e dalle orecchie d’oro – capiscono in un batter d’occhio che alla Edward Stitt Junior High School, nel 1954, prolifera del gran potenziale.

Frankie Lymon, classe 1942, è il piccoletto in quarta posizione

Si faceva chiamare in mille modi quel gruppo vocale che aveva attirato l’attenzione del quartiere: The Earth Angels, Coupe de Villes, The Ermines, The Premieres e tanti altri appellativi qualificano, nel tempo, la band di giovani talentuosi, ma inesperti, composta da Sherman Garnes, Joe Negroni, Jimmy Merchant e Herman Santiago.
Intanto, torno a Edgecombe Avenue, nella zona di Washington Heights, il piccolo Frankie Lymon è già conosciuto per le sue doti canore e, quasi per gioco, diventa parte integrante del gruppo. Nascono, così, i Teenagers, di nome e di fatto.

La famosissima foto di copertina del loro primo album “The Teenagers featuring Frankie Lymon” su etichetta Gee del 1957

Goldner, ai tempi delle Tico e Rama records, in uno dei suoi incontri con il cantante dei The Valentines, Richard Barrett, accetta di ascoltare un motivetto su cui i Teenagers si esercitavano da tempo… lo ascolta, lo riascolta… e ad un certo punto accade la magia, scocca la scintilla dei grandi amori: quel Frankie, il piccoletto, dev’essere la voce solista!
Beh, quel “motivetto” è diventato Why do fools fall in love, uno dei pezzi più belli e più importanti nel panorama doo-wop mondiale.
Era il 1956 e questo pezzo favoloso suonava così:

La fama arriva rapidissima e prepotente, catturando l’attenzione di quel genio di Alan Freed… i tempi sono maturi per la rivoluzione: Frankie Lymon & The Teenagers stravolgono il mondo del rock, del doo-wop, del pop, scalando classifiche e solcando palchi sensazionali.

Il Biggest Rock ‘n’ Roll Show of 1956 di Irvin Feld è solo l’inizio, al fianco di star del calibro di Bill Haley & The Comets, The Teen Queens, Drifters, Colts, Joe Turner, Bo Diddley, Clyde McPhatter, LaVern Baker & The Flamingos. E poi l’Apollo Theatre insieme a The Cleftones, Valentines, and Pretenders; e ancora il Carr’s Beach Amphitheatre di Annapolis, con Carl Perkins, Al Hibbler, Chuck Berry, Shirley & Lee, The Cleftones, Spaniels e Della Reese, davanti a quindicimila persone. E il tour con Freed, cantare nel suo lungometraggio Rock, Rock, Rock, le folle impazzite in tutti gli States, a Toronto e nel mondo intero.
L’eco del clamoroso successo del kiddie sound travolge letteralmente il panorama musicale dell’ultimo triennio dei 50s, tenendo a battesimo le acerbe ma penetranti sonorità degli Students, degli Schoolboys, dei Chanters, di Little Pete and the Youngsters.

Little Pete and the Youngsters testimoniano, con questa bellissima ballata, che anche ai giovani è concesso cantare d’amore con romantico trasporto. Forse, in realtà, sono proprio le anime ingenue a saperne di più di chiunque altro… non credete?

Le rivoluzioni e le esperienze irripetibili hanno in comune un’ambivalente caratteristica: sono uniche perché destinate a terminare presto. Cambiando per sempre il mondo – certo – e lasciando tracce indelebili del proprio passaggio, ma condannate a finire in fretta.

I Teenagers cambiano la voce un paio di volte, si riuniscono e allontanano fino agli anni ’80, senza recuperare mai quella verve che Frankie – ormai solista – aveva infuso nel gruppo. Un “gioco” da ragazzi, una parentesi lunga quanto un sogno, per il quale il mattino sembra sempre troppo prematuro, il tempo necessario per imprimere una svolta irreversibile nel rock ‘n’ roll.

Quelle voci giovanissime arrivavano dritte e potenti, come un pugno nello stomaco o come un bacio inaspettato. Come un pugno, come un bacio, sono durate quel tanto che basta per sembrare un attimo… ma per non dimenticarle mai più.

Baci velenosi (e inaspettati),
Vanì Venom

Vanì Venom

Vanì Venom è l’alter-ego, a metà tra il letterario e il rocker, di Vanina Pizii, una giovane professoressa di Lettere appassionata di musica anni ’40 ’50 e ’60 e di tutto ciò che concerne il lifestyle legato al mondo vintage: dischi, foto, abiti, libri, arredi, auto e chi più ne ha più ne metta!