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Sapore di sale e cocomero

Tempo di lettura: 3 min.

#Marginalia cinque

Luglio, col bene che vi voglio, è il mese torrido e vacanziero per antonomasia. Il frinire delle cicale e la puntina di un vecchio jukebox che accarezza il disco… neppure i migliori direttori d’orchestra o il più brillante frontman di una grande band saprebbero accordare così bene due suoni. Un ghiacciolo e la traccia giusta, scelta da qualche innamorato, da una mamma nostalgica, da uno zio bontempone… poco importa! Sulle spiagge italiane, negli anni ’60, ogni occasione era buona per mangiare un cocomero in famiglia sulle note di un classicone vecchia scuola.

I tetti delle povere FIAT 1100, delle 600, delle 500 e – più tardi – delle 124, erano carichi di una soma importante: costumi retrò, sedie a sdraio, tavolini da campeggio, peperonate della nonna, parmigiana di melanzane della vicina, un cardigan serale in caso di venticello, riviste, bigodini e… cocomeri, soprattutto, dicevamo.

Il campeggio sulla spiaggia, low cost e direttamente sulla coast, era una delle soluzioni più amate dalle famiglie italiane in villeggiatura negli anni ’60

Migranti di ritorno da qualche paese europeo in cerca di minatori, operai ammogliati e tanta prole, si spostavano per le lunghe traversate sulla costa tirrenica o adriatica, in cerca del meritato relax estivo, di qualche bella signorina in tenuta balneare o di amori eterni quanto la stagione di solleone.

Il cinema, la fotografia e la musica, poi, hanno fatto il resto. Tuttavia, la famiglia italiana degli anni ’50 e ’60 in vacanza, di per sé, un capolavoro, lo era già. Quei mesi di calura sembravano interminabili, al principio delle agognate ferie, ma – tra una monetina per il biliardino e un pranzo parentale sulla sabbia – il settembre impietoso, alla fine, arrivava sempre prematuro. Le mamme incremate, i figli con la pancia piena che scalpitano per fare il bagno troppo presto, i ragazzi che assaporano, per la prima volta, un gusto che non dimenticheranno più: il sale sulle labbra di una donzella.

Dove il mondo è diverso / Diverso da qui / Qui il tempo è dei giorni / Che passano pigri / E lasciano in bocca / Il gusto del sale.

Un That’s amore all’italiana del 1963, che ha infiammato il Cantagiro e le spiagge senza eguali!

I famosi cocomeri o angurie o meloni d’acqua… ognuno dice un po’ la sua a riguardo, a seconda della latitudine geografica. Quei fantastici frutti, simili ad un grande e verde pallone da rugby, erano i protagonisti indiscussi delle domeniche di fuoco sul bagnasciuga. Ad ogni angolo della strada c’era un chiosco o un piccolo ambulante prontissimo a rifilarne uno ghiacciato al capo-famiglia. E che estate italiana vintage sarebbe, altrimenti?

Fine 50s, una pentola di pasta, un cocomero e tanto stile

I bikini, nati ufficialmente in un atelier francese nel 1946, erano ancora una rarità sulle spiagge italiane, nelle quali si preferivano costumi più pudici che, però, lasciavano gran solco all’immaginazione.

Un’immaginazione che, alla sera, diventava (quasi) possibilità. Le tintarelle di luna, se possibile, rendevano ancor più “cotti” dei bagni di sole. Gli sguardi tra ombrelloni comunicanti si trasformavano in passeggiate a braccetto sui lungomari italiani, in cui un unico – dominante – pensiero, poteva accompagnare i novelli innamorati. No, non quello… non siate maliziosi! Le storie estive (chi non ne vanta qualcuna?!) erano belle proprio per questo: intense, ma prive dell’ansia di durare per sempre. Leggère – ma non superficiali – come i brani che ne fungevano da colonne sonore.

A proposito di soundtrack, questo #pezzone anima l’omonimo film di Giorgio Simonelli (1958)

Amarcord estivo, rigorosamente in bianco e nero, di un’estate italiana davvero a colori. Il rosso dei costumi, il giallo delle spiagge dorate, il verde dei cocomeri, il blu del cielo e del mare, l’Azzurro di Celentano.

A chi cerca l’estate tutto l’anno e – all’improvviso – eccola qua, auguro di trascorrerla con una bellissima e Abbronzatissima compagnia. Vianello aveva proprio ragione: quando i visi nerissimi tornano di nuovi pallidi, i giorni in riva al mare rimangono indelebili e lucentissimi ricordi. Era il 1963: quel mostro sacro di Ennio Morricone aveva curato gli arrangiamenti per l’RCA italiana e il pezzo si piazzava diretto nella top dei primi 30 più venduti. Era il 1963: le macchine avevano i tettucci carichi, i jukebox costavano 5 lire e creavano un’atmosfera dal valore inestimabile. Era il 1963: faceva caldo, le spiagge italiane erano bellissime e le angurie sempre fresche. Era il 1963: io vorrei che fosse oggi, stessa spiaggia stesso mare.

Il sole bacia i belli
e i velenosi,
Vanì Venom

Vanì Venom

Vanì Venom è l’alter-ego, a metà tra il letterario e il rocker, di Vanina Pizii, una giovane professoressa di Lettere appassionata di musica anni ’40 ’50 e ’60 e di tutto ciò che concerne il lifestyle legato al mondo vintage: dischi, foto, abiti, libri, arredi, auto e chi più ne ha più ne metta!